Estratto da Il pianto dell’alba – Maurizio de Giovanni

“Quindi è questa la felicità, pensò. Avere il cuore immerso in un liquido caldo e dolcissimo, con l’impressione di trovarsi al sicuro; godere della forza di combattere contro chiunque, ma anche coltivare l’inquietudine per la responsabilità di custodire un tesoro segreto e di non poterne più fare a meno”

 
Questo è un piccolo estratto de IL PIANTO DELL’ALBA, di Maurizio de Giovanni, ultimo romanzo della saga riguardante il Commissario Ricciardi.
Un libro che mette fine ad una storia iniziata tanto tempo fa in cui l’autore ci ha fatto entrare in punta di piedi.
Dietro omicidi, colpe, drammi e  violenza, si muovono animi gentili, sensibili, in una Napoli in bianco e nero degli anni 30.
Questo caffè lo avremmo voluto prendere al Gambrinus, un locale ove Ricciardi ci ha portate più volte, in quel tavolo all’angolo, appartato, discreto come lui. Mentre il cameriere posa quella bevanda scura e forte che i napoletani sanno fare alla perfezione con una sfogliatella altrettanto incredibile, noi percepiamo la pena che il Commissario si porta dentro e che è il velo attraverso cui vede il mondo.
C’è della poesia nelle parole di questo autore, un modo passionale ed unico di scrivere di cose o persone come se le sentisse sulla pelle. I libri di Ricciardi li conserviamo tutti, gelosamente, in un cofanetto colmo di emozioni.
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